Conosco delle barche
Conosco delle barche
che restano nel porto per paura che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche
che arrugginiscono in porto per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche
che si dimenticano di partire; hanno paura del mare a furia di invecchiare e le onde non le hanno mai portate altrove, il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche
talmente incatenate che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche
che restano ad ondeggiare per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche
che vanno in gruppo ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche
che si graffiano un po' sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire, una volta ancora, ogni giorno della loro vita e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto, ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche
straboccanti di sole perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno, e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti perché hanno un cuore a misura di oceano.
Jacques Brel
Questa foto è stata scattata nel 1974 a Riccione. Tanti anni fa.
Sono sulla barca di mio zio, colui che ha fatto si che da quegli anni la passione per questo sport, per questo stile di vita, la vela, iniziasse a crescere sempre e continuamente. Prima sulle derive, poi sulle barche più grandi, con una pausa di alcuni anni sul windsurf.
Nella tarda estate del 2011 il culmine con l'acquisto della MIA prima barca, Zen..Zero. E poi nel 2014 il salto per passare sulla nuova Thin blue line.
"Quella" barca era un Comet 770. Ancora oggi se ne vede qualcuno in giro e ogni volta non posso non pensare a quelle prime uscite, all'emozione di quando mio zio passava a prendermi per portarmi a navigare in barca con lui.
Giornate che mi riempivano cuore e spirito per giorni e giorni, anche una volta ritornato a casa e che mi facevano dire e sognare "un giorno ne avrò una tutta mia".
Oggi, a 40 anni di distanza, è ancora esattamente così, solo che il sogno si è avverato.
Grazie zio. Ti sarò grato per sempre per questo...
Andrea