…Si dice che il deserto sia il paese delle pietre parlanti, attraverso gli innumerevoli messaggi, graffiti nel tempo…
Cino Boccazzi
Circa 10.000 anni fa, quando il Sahara era una verde savana con laghi e foreste, un popolo di cacciatori raccoglitori e più tardi di pastori nomadi, scolpì e poi dipinse sulle rocce del Messak, del Fezzan e del Tadrart Akakus in Libia, del Tassili in Algeria e del massiccio del Gilf Kebir/Djebel Awaynat sul confine libico-egiziano, misteriose ed affascinanti figure antropomorfe, splendide scene di caccia, di pastorizia e di vita quotidiana.
Attraverso la loro lettura oggi ci possiamo adentrare in un viaggio nella preistoria alla ricerca delle prime civiltà neolitiche del Sahara centrale.
Il Gilf Kebir è conosciuto soprattutto per le sue incisioni rupestri preistoriche. Karkur Talh e Karkur Murr sono le due maggiori valli orientali e contengono una grande concentrazione di arte rocciosa dell'intero Sahara.
Mogharet el Kantara, nella parte meridionale del Gilf Kebir, contiene solo un sito roccioso, una caverna scoperta da Shaw e soci nel 1936.
Wadi Sora infine, si trova nell'Egitto sud-occidentale, lungo il bordo occidentale dell'altopiano del Gilf Kebir. Non è un vero e proprio wadi, è solo una insenatura protetta tra un promontorio e un paio di propaggini staccate dei principali contrafforti dell'altopiano. I principali dipinti sono stati scoperti in due cavità da Laszlo Almásy nel mese di ottobre del 1933 nel corso della spedizione di Frobenius: il wadi era senza nome ed Almásy lo ha battezzato "Soura" divenuto poi "Sora", cioè delle pitture. Fra le numerose immagini, alcune pitture di persone sembrano nuotare e che suggeriscono l'esistenza di antichi fiumi e laghi. Qui troviamo alcune figure stilizzate, molto piccole, che ricordano alcuni nuotatori. La scena della scoperta della "caverrna dei nuotatori" è riprodotta nel film "Il paziente inglese".
Nelle vicinanze di Wadi Sora ci sono numerosi altri siti di arte rupestre, tra cui la "giraffa roccia" scoperto dalla P.A. Clayton nel 1931 e alcuni siti di minore importanza scoperti da Almásy e Rhotert nel 1933 (riportato in Rhotert's Libysche felsbilder, 1952).
Ci sono però diversi siti piuttosto spettacolari sparsi nei vicini "wadi" che non vennero rilevati dai primi esploratori. Questi sono stati scoperti negli ultimi dieci anni da Giancarlo Negro, Yves Gauthier, Werner Lenz e altri.
Nel gennaio del 2003, la Zarzora Expedition e l’Italiano Iacopo Foggini annunciarono, unilateralmente, la scoperta di un grande sito preistorico nella parte occidentale del Gilf Kebir.
Vedi anche capitolo sul Gilf Kebir in Travel & Outdoor - Egitto - Gilf Kebir.
di Giulia Castelli Gattinara
Attraverso le pagine di questo libro si è pensato di offrire, anche a coloro che non sono esperti della materia, la stessa occasione che ha avuto l'autrice, partecipando alla missione archeologica nel Tadrart Acacus diretta dal prof. Fabrizio Mori, di ammirare l'arte rupestre del Sahara centrale in tutta la sua bellezza e complessità di significati.
Di rivivere l'affascinante avventura dell'uomo ai suoi primi passi verso la civiltà. Un testo emozionante, delle immagini a colori particolarmente curate, frutto degli scatti del fotografo Mario Verin, e una grafica "pulita" coinvolgeranno il lettore in luoghi e situazioni della preistoria del Sahara libico con un accuratezza descrittiva dei graffiti e delle pitture rupestri del Messak e del Tadrart Acacus senza uguali.
di Massimo Baistrocchi
Quel pianeta di sabbia e rocce vulcaniche che si estende per otto milioni di chilometri quadrati, dall'Oceano Atlantico al Mar Rosso, un tempo fu verde e ricco di acque. Le genti che, nel corso dei millenni, lo popolarono, hanno lasciato innumerevoli tracce del loro passaggio: pietre incise, utensili, ma, soprattutto, dipinti rupestri. Opere di una tale raffinatezza stilistica da poter essere annoverate tra i maggiori capolavori dell'arte di tutti i tempi. Ce ne sono a migliaia che punteggiano, con la loro presenza solenne, l'assoluta bellezza di un paesaggio unico al mondo.
Questo libro, frutto di lunghi anni di studio e di esplorazioni, si propone come uno strumento di lettura dell'arte rupestre sahariana ed è un contributo alla conoscenza di una splendida cultura che le avverse condizioni di vita nell'immensa "regione della grande sete" non sono riuscite a cancellare.
di Umberto Sansoni
Una chiave di lettura del più antico contesto pittorico del Nord Africa (preneolitico, 300 pareti dipinte tra il Tassili n'Ajjer ed il Tadrart Acacus), un contesto che Breuil denominò delle "Teste rotonde", dalla forma del copricapo che più frequentemente indossano le figure antropomorfe. All'analisi sistematica e tipologica l'autore unisce un'interpretazione di taluni aspetti (l'uso rituale della maschera e della danza, ad esempio) in chiave comparativa e archetipica.
di Henri Lhote
Il resoconto della spedizione archeologica che Lhote affrontò negli anni '50 nel deserto del Tassili. Nella zona vennero rinvenuti centinaia di graffiti rupestri di incalcolabile valore storico e paleoetnografico. Lo stile puntuale ma non eccessivamente specialistico di Lhote, le numerose fotografie che mostrano i reperti più affascinanti, il quadro di varia umanità dove convivono Tuareg ed europei, rendono "Alla scoperta del Tassili" una lettura godibilissima anche per i non addetti ai lavori.
di Pietro Laureano
Quando si parla di deserto si pensa subito a una civiltà rudimentale, povera e arcaica; questo libro narra e documenta come sia invece vero il contrario, come cioè il deserto del Sahara abbia rappresentato la sorgente di un'umanità civilizzata, come la fertilità e la ricchezza delle oasi siano state non eventi casuali e spontanei, ma frutto dell'ingegno umano, sintesi tra natura e cultura.