Questo fu un grande viaggio, nato un po’ per caso un giorno di settembre su un prato dell’Alpe di Siusi, montagna vicino alla mia città.
Questa avventura, effettuata con soli tre equipaggi, ci portò attraverso una parte della Libia ancora poco conosciuta ma che ha molto da offrire.
Un fuoripista indimenticabile da Zillah a Tazerbo, le sabbie e le dune dell'Erg di Rebianah, l'oasi abbandonata di Buzeyma, il grande spettacolo della nera caldera del vulcano Waw an Namus, al cui interno i laghi di colore blu cobalto formano un contrasto di rara bellezza, sono ricordi che non potrò mai dimenticare. Quindi l’oasi di Timsah ed i poco conosciuti laghi di Marzoukia, sconosciuti persino alle nostre guide.
Ricordo con piacere il nostro “addetto militare” Ibrahim, funzionario governativo che mai aveva visto il suo paese a sud di Ghadames e che per tutto il viaggio di ritorno non smise di ringraziarci per avergli fatto conoscere una parte del suo paese che mai avrebbe pensato potesse esistere. E poi l’ospitalità dei posti militari di Tazerbo, l’invito a pranzo e l’allegra compagnia dei militari del posto di guardia di Waw e Kebir, dove ci fermammo per riparare un guasto alla macchina delle nostre guide.
Il rientro lungo la costa libica ci diede infine la possibilità di visitare le splendide rovine romane di Leptis Magna e Tripoli, con la sua Medina rimasta autentica e non ancora convertita a bazar per turisti e la grande Piazza Verde.
Il vulcano Waw en Namus
Questo è un famoso vulcano spento posto quasi al centro deserto libico che deve la notorietà e la conoscenza anche al geologo-geografo italiano Ardito Desio che lo esplorò negli anni trenta.
Il vulcano spento è situato sul confine fra il deserto libico del Fezzan e la pianura a nord del massiccio del Tibesti. Dall’esterno, nulla fa prevedere una simile bellezza. Guidando attraverso il deserto per centinaia di chilometri, all’improvviso tutto l’orizzonte diventa nero e, dopo aver affrontato una piccola salita, ai bordi del cratere appare lo spettacolo del vulcano: un’immensa depressione a forma di disco. con i tre laghi color smeraldo contornati da palme e tamerici.
Nel passato, l’antica caldera si ruppe e l’acqua intrappolata nello strato roccioso uscì e nel centro si formarono numerosi laghi poco profondi. Più recentemente un’eruzione ha formato un piccolo cono al centro e probabilmente prodotto la bella lava nera che copre tutto il cratere ed il circostante deserto nel raggio di 10 – 20 km.
Numerosi esploratori del Sahara sentirono solo parlare del vulcano nelle oasi e ciò è dovuto alla sua estrema lontananza: fu visto la prima volta nel 1918 quando il francese Laurent Lapierre lo attraversò, preso prigioniero dai nativi. La vera natura del vulcano è stata poi descritta dal geologo e geografo italiano Ardito Desio che condusse una spedizione partita da Tazerbo nel 1935 e da Nikolaus Benjamin Richter durante le azioni del Dora Sonder-kommando nel 1942.
Il none Wau en Namus deriva dall’ipotesi che milioni di zanzare abitavano e abitano i laghi salati della zona (Wau Namus = oasi delle zanzare).